venerdì 7 agosto 2015

Tra il dire ed il fare c'è sempre in mezzo un mare di domande

Quando si parla della morte, qualcosa su cui riflettere si trova sempre e lo spunto ci arriva dalla scomparsa di un grande artista del nostro tempo, come è stato Lucio Dalla. Non è possibile stabilire quante persone abbia fatto cantare, divertire ed innamorare con le sue opere, una su tutte il brano "Le rondini". Trovo di cattivo gusto, o come dico io una scivolata di stile, l'approfittare di un episodio come la scomparsa di qualcuno, per cogliere l'occasione di discutere di argomenti, che interessavano anche il defunto. La domanda che è stata posta recita: "Se Lucio Dalla si fosse dichiarato omosessuale all'opinione pubblica gli sarebbero stati riservati gli stessi trattamenti religiosi, come la concessione della Basilica di San Petronio a Bologna per la funzione funebre? E di rimando ecco la seconda: "Non si è mai dichiarato perché in questa Italia ipocrita molte porte gli si sarebbero chiuse, come ad esempio la prima rete della Rai?" Comunque la si pensi non se ne doveva parlare il giorno del suo funerale, con questo chiacchiericcio da salone di "parrucchieria". Il problema però esiste e pone riflessioni di non poco conto, almeno in Italia patria del Vaticano, che, almeno un tempo, controllava, proteggeva e si nascondeva. Per fortuna il nuovo vento argentino sta piano piano spazzando via un vecchio modo di operare, buona fortuna e lunga vita. Però il concetto non fa una grinza e siccome siamo in un paese libero, ognuno decide cosa far sapere della propria vita, tutelati anche da una legge sulla privacy. Senza dubbio l'outing da parte di un personaggio famoso aiuterebbe; non tanto il dentista gay ma lo studente gay, che a scuola viene emarginato e deriso da quelle "Bullette" di compagni che sanno esistere solo perché sono in compagnia. Già il "Branco"! Chissà quando faranno una legge che punisce questo branco di Rammolliti, che trova la forza solo facendosi scudo l'uno con l'altro. Quante violenze a donne sono state impunite perché il branco si è autoprotetto ed ha potuto usufruire delle tante e vergognose attenuanti, tipo "Ma poverino era stato lasciato dalla ragazza". Mi auguro presto un mondo nuovo, con qualche Casta in meno, ma sono solo un illuso. 

martedì 16 dicembre 2014

Bar e rock

E poi ci sono dei bar dove entri per comprarci una maglietta! Cambiano davvero i tempi: una volta si andava dal giornalaio per il quotidiano, oggi invece si prendono le caramelle, i dvd (che peraltro stanno già scomparendo mentre scrivo questo libro), dei gran "pezzi" di plastica, enormi cartoni che alla fine contengono il tuo "solito" giornale. Anzi la qualità del quotidiano è andata a scemare, un po' come i giornalisti. Il primo di questi "strani" bar è stato l'Hard Rock Café, aperto nel giugno del 1971 a Londra, anche se la sua sede principale sta ad Orlando, negli Stati Uniti. Ce ne sono più di 140 in tutto il mondo ed ognuno ha il suo abbigliamento personalizzato. Quindi per chi viaggia, trovare un Hard Rock Café equivale a comprare una t-shirt con il nome della città, che ha il sapore di un "attestato" di passaggio. È un po' come piantare la bandiera sul pianeta che si è appena conquistato. Il meccanismo del collezionista qui entra in gioco. Questa catena di locali vanta una immensa collezione di oggetti appartenuti a grandi rockstar: 85.000 pezzi. Ci si possono trovare le chitarre di John Lennon, Elvis Presley, B. B. King, i pantaloni di Freddie Mercury e gli abiti di scena di Madonna. Molti manoscritti delle canzoni più famose scritte dai più grandi cantanti della storia della musica. A Firenze, per esempio, c'è un cimelio appartenuto a Michael Jackson ed un basso degli Who. A volte diamo dei giudizi o traiamo delle conclusioni sbagliate, spesso a causa della nostra ignoranza ed è proprio quello che mi è successo in questo caso. Come dico sempre "Quando smetterò di imparare, potrò anche morire". Quindi la prossima volta che andrò in centro o visiterò una città nuova, sosta d'obbligo in questo museo musicale moderno, dove comprar una maglietta per ricordo e dove mi berrò un caffè, visto che in fondo è anche un bar. 

mercoledì 24 aprile 2013

La Fabbrica-Parco

Prima era la fabbrica della Fiat negli anni '70, ora è diventato un parco. È anche questo il segno del cambiamento dei tempi. Proprio qui, nel 1980 ricordo di aver fatto uno spettacolo teatrale, in un grande stanzone che era adibito a sala-teatro dall'allora Fiat. Me lo ricordo proprio enorme, tipo due minuti per arrivare fino in fondo, sarà stato lungo quasi 100 metri. Vicino a questa area, che ora si chiama Parco San Donato, ci sono passato molte volte per andare a scuola o alla mia tv giovanile. Negli anni '90, quando la fabbrica era diventata inattiva, girai un filmato che illustrava architettonicamente come si sarebbe trasformata questa area. Ricordo di aver visitato tutti i piani alti dei palazzi vicini per filmare quella zona, che dopo poco sarebbe stata rasa al suolo. In cuor mio pensavo che difficilmente avrei visto il progetto finito ed invece dopo 20 anni eccolo qua. C'è un centro commerciale, un polo universitario, il nuovo palazzo di giustizia, appartamenti per lo più abitati da studenti e questo grande parco. Un bel parco, vivo, con un lago artificiale, un fontanello per l'acqua ma poca ombra ancora, si sa le piante hanno bisogno di tempo per crescere. Purtroppo alcune cose sono state già imbrattate dai soliti, che pensano forse di essere dei grandi artisti, dimenticando che gli artisti, per primi, rispettano l'arte degli altri. Si sa, la mamma degli imbecilli è sempre incinta. Però mi chiedo anche: ma quella mamma avrà l'educazione per educare i propri figli al rispetto del prossimo? Scusate ma non mi va proprio di rispondere adesso. Torno a godermi il sole e la magia di questo nuovo parco.

lunedì 8 aprile 2013

Vento di rinnovamento

Passano le giornate, passano le feste ed è passata anche questa Pasqua. Nell'aria però si avverte un "moto di cambiamento": nella Chiesa è arrivato un Papa dall'Argentina, un uomo umile e dalla parte dei poveri. Nella politica, anche lì, c'è una ventata di novità "forzata", insomma una specie di rinnovamento, con la messa nei musei di molti soggetti che ormai erano da imbalsamare. Che stia per iniziare l'era del buon senso e dell'uguaglianza? A questo punto penso: o bene bene, o male male. Abbiamo vissuto fino ad ora piuttosto bene, facendo spesso quello che ci piaceva e, a volte, non nel rispetto delle regole più elementari del vivere comune. Questo Papa che si mette al pari degli altri e che dà il buon esempio di non voler vivere nel lusso, ormai conclamato della Chiesa, ci fa riflettere. E poi ha un magnetismo ed un sorriso contagioso, di chi è venuto qui per ascoltare, prima di tutto. Di queste feste mi rimarrà l'immagine di Papa Francesco, che fa la lavanda dei piedi ai detenuti del Carcere Minorile e la parola di uno di loro: "Mi sono sentito amato.". È straordinario quanto poco serva per amare ma è altrettanto straordinario quanto poco serva per dimenticarsene.

domenica 17 febbraio 2013

Luoghi silenziosi

Ormai ci sono abituato ai luoghi silenziosi, quelli che mezz'ora prima erano colmi di sessantamila persone e che adesso sono rimasti completamente vuoti. Succede negli stadi alla fine delle partite, nei palasport dopo un concerto ed anche sul molo di Valencia. Qui c'è stata la Coppa America di vela, qualche anno fa, ed oggi essendo domenica tutto è vuoto, deserto e si respira la stessa aria. È quella atmosfera che ci fa sentire il silenzio assordante e che ci da' una sensazione di vuoto. Una sensazione che ci rilassa e che non ci fa pensare a niente, che sgombra il nostro cervello da tutti i pensieri. Sotto questo capannone probabilmente c'era una sala stampa o qualche altra attività logistica, ne sono testimonianza alcuni brandelli di cavi elettrici e di rete rimasti: un po' come quello che rimane di un amore finito drasticamente. È una atmosfera spettrale che però, quando questo "circo" riprenderà, si rianimerà, come una Resurrezione.

venerdì 7 dicembre 2012

IL TEMPO PASSA

Ma voi ve la ricordate la Omnitel? E la SIP? E le Ferrovie dello Stato? Sembra che sia già passato un secolo dalla loro scomparsa ed invece al massimo sono passati 10 anni. Il tempo passa inesorabile e soprattutto non ce lo dice! Michael Jackson ci ha lasciato a maggio del 2009 ma mi sembra ancora di vederlo uscire dal Grand Hotel, sotto il suo grande ombrello bianco. Un po' per tutto passa il tempo: la moda, la tv, il cinema, i libri, lo sport, i luoghi, i parenti e gli amici. Mi ricordo Andre vestito Energy, tutte le settimane con una novità. Ho ancora quelle foto e noto che era una moda ancora da maschietti. Oggi molto è diventato unisex, a partire dalle borse. Penso che dovendo cambiare qualcosa per forza, a volte si fanno anche dei gran troiai. Una volta i programmi tv erano fatti con massimo cinque telecamere ed erano più che sufficienti per raccontare bene tutte le emozioni. Quanti pianti mi sono fatto con programmi come "Portobello", quanti mondi ho scoperto con "Apriti sabato" e quanti cantanti ho visto al "Festival di Sanremo", con la regia "povera" di Antonio Moretti. Certo adesso le regie sono "ricche", si arriva anche ad 11 telecamere per uno show e a volte sono usate talmente bene, che non si riesce nemmeno gustare la scenografia del programma. Sono aumentate le potenzialità ma diminuite le professionalità, un po' come da tutte le parti!

martedì 25 settembre 2012

LA CRISI

Quando giro per il mondo, se trovo un luogo che mi fa sentire a mio agio, ci ritorno spesso. A Valencia è capitato per un ristorante gestito da argentini e con una signora che parlava benissimo l'italiano. E' stata in Italia con il marito fino al 2005, lui lavorava in una televisione locale del Piemonte, più o meno faceva il mio stesso lavoro. Siccome vado a cenare alle 19.30, quando in Spagna sono ancora tutti a casa, nel locale non c'è nessuno e quindi sono praticamente coccolato. Non è che mi piaccia stare al centro dell'attenzione, se no avrei fatto l'attore od il presentatore ma in questo modo posso parlare bene con la proprietaria e insomma intervistarla. Mi piace ascoltare le storie e faccio di tutto per farmele raccontare. Insomma mi dice che la crisi in Spagna non c'è e che gli spagnoli non sanno cosa voglia dire vivere in una crisi. In Argentina, dove da dove è venuta via, c'è ormai da sempre. E' quella crisi dove tu guadagni 500 euro al mese e per comprarti le scarpe da ginnastica te ne vanno via 300. Quindi non le compri e fai con quelle vecchie, che tratti bene e le conservi con cura. In effetti, ogni tanto, una crisi per qualcuno ci vorrebbe, la troverei molto educativa; sia chiaro non una crisi dove manca il cibo essenziale ma anche per quella ci sarebbe un discorsetto da fare. Mangiamo troppo, molto più di quello che ci serve, mangiamo male e soprattutto sprechiamo molto cibo. In fondo una crisi ci costringerebbe ad educarci anche nella nostra alimentazione. La signora, conclude dicendomi che per qualcuno essere in crisi significa non poter andare in vacanza o non poter cambiare l'automobile. La sua famiglia in Argentina in vacanza non c'è mai andata, impreca in spagnolo. Mi sorride, si gira e va in cucina a prepararmi una tapas. Tutto ciò che mi ha detto, mi ricorda molti dei racconti che mia madre mi faceva, raccontandomi di quando era piccola: lei di scarpe ne aveva un solo paio e le cambiava una volta all'anno, forse. La panchina che mi ospita mentre scrivo questo racconto, adesso accoglie anche una coppia giovane, che si sta gustando uno yogurt con frutta e panna. E' davvero una buona idea salutare, vado a prendermela anch'io: per tre euro e 50 la crisi ancora ci permette questo lusso.